Marocco – Due uomini e un Brutus

Vi ricorderete certamente di Francesco Lazzeri, fiorentino classe 1991, e del suo furgone ibrido Alfa/Iveco 4×4 (ne abbiamo parlato a settembre – link). Oggi torniamo sull’argomento per raccontarvi altri dettagli di questa bella storia e un movimentato viaggio in Marocco

Testo di Margherita Mansuino

Brutus nacque nel 2014 quando Francesco, che allora condivideva la camera coi suoi fratelli più piccoli, sentendo la necessità di avere i suoi spazi decise di cercare un mezzo da camperizzare. Non cercava un mezzo qualsiasi, voleva un veicolo 4×4 con cui divertirsi e viaggiare nei luoghi più sperduti e meno frequentati, oltre che viverci e spostarsi anche in città. Insomma cercava un mezzo veramente polivalente.

Il Daily 4×4 fu un colpo di fulmine, ma tra la ricerca per trovare l’esemplare giusto e il mettere da parte un gruzzoletto ci volle più di un anno. Appena preso, dopo solo tre giorni Brutus venne già messo alla prova con la prima avventura in Corsica, nel settembre 2015. Solo al rientro Francesco si rese conto della fortuna (ma anche dell’incoscienza) avuta: il telaio era praticamente andato, quasi del tutto spezzato. C’era da rimboccarsi le maniche…

Un anno e mezzo di lavori, mesi faticosi durante i quali Francesco alternava il suo lavoro, che lo portava all’estero per settimane, al lavoro sul suo mezzo, tutto da solo. “Un’odissea” l’ha definita. E lui era proprio come Penelope, che tesseva la tela e poi la disfaceva, perché ogni volta che tornava a mettere le mani sul mezzo, dopo essere stato via per delle settimane a causa del lavoro, lo ritrovava ancora peggio di prima!

Nel 2017 Brutus era pronto a partire di nuovo ma l’idea di Francesco era quella di godersi un viaggio vero, senza limiti, senza il pensiero di dover tornare entro una data stabilita da impegni di lavoro. Così, nell’estate 2019, si è licenziato per partire all’avventura.

Un giorno con l’amico Federico, ridendo e scherzando, ha iniziato al pensare al Marocco come meta di viaggio. Era il 5 agosto e in un attimo l’idea si è trasformata in realtà: il traghetto partiva il 15. Dieci giorni di preparativi dovevano bastare: allestimento, cambio delle crociere effettuato da un’officina e, per precauzione, qualche crociera di ricambio, oltre ad altri pezzi e strumentazioni.

E così è iniziata l’avventura, “all’arrembaggio proprio!” dice Francesco, ben consapevole di aver intrapreso il viaggio con un po’ di improvvisazione. Il percorso seguiva tracce scaricate da Internet, passando su piste o strade secondarie ed evitando le zone turistiche, per godersi il viaggio e il Paese nella sua espressione più autentica.

Dopo nemmeno mille chilometri è partita la prima delle crociere appena sostituite. Con l’aiuto di una piccola officina locale che gli ha prestato una morsa Francesco ha cambiato la sua prima crociera. Durante il viaggio è poi diventato un esperto perché se ne sono rotte altre due…

Anche la tôle ondulée, che i viaggiatori in Africa ben conoscono, ha dato il suo contributo, spaccando bulloni che hanno dovuto essere risaldati in mezzo al nulla.

Rotture a parte, la cosa più bella è stata scoprire che nel deserto, anche se credi di essere da solo nel nulla, in realtà non sei mai solo. Una notte una coppia di pastori ha visto arrivare Francesco e Federico e, percorrendo chissà quanti chilometri a piedi, è andata ad accoglierli con sorrisi e calore. Comunicando con loro attraverso una videochiamata ad un amico che vive in Spagna e parla spagnolo, perché loro parlano soltanto arabo, i due pastori li hanno invitati a cenare con loro.

Con tanta gratitudine ed imbarazzo i due ragazzi hanno rifiutato e hanno condiviso con loro il riso che avevano per cena. La mattina dopo, alle prime luci dell’alba, i due pastori – facendo sempre chissà quanti chilometri a piedi! – sono tornati con delle ceste e hanno aspettato che si svegliassero per preparare loro la colazione: tè alla menta, latte fresco appena munto e pane al mais. Una delle esperienze più belle della loro vita!

Un’altra indimenticabile avventura è stata viaggiare sulle dune. Iniziativa, anche questa, del tutto improvvisata ma la sorte ha voluto che un esperto locale, guida del Maroc Challenge, li scorgesse in difficoltà sulle dune e, spiccicando due parole di italiano, si offrisse di accompagnarli, senza chiedere niente in cambio.

Sali e scendi, condotti dalla mitica guida che sapeva dire quasi solo “vai” e “aspetta”, Francesco e Federico hanno passato una bellissima giornata ballando tra dune e rinfrescandosi nelle oasi, per poi dirigersi verso un posto adatto per passare la notte, quando ormai era già buio – cosa che ogni viaggiatore sa bene di non dover mai fare!

Con fatica e timori (“Nel buio totale del deserto, pur con tutti i fari che puoi accendere, quando sparisci dietro una duna non esisti più”), i nostri avventurieri sono giunti alla meta. Appena arrivati l’amico marocchino, senza fare troppe storie ha salutato e si è incamminato verso il villaggio, dicendo che sarebbe tornato il giorno dopo.

Un po’ spaventati e un po’ eccitati dalla prospettiva di passare la notte nel deserto, i due ragazzi si sono addormentati. E la mattina dopo, come era sparito, l’amico è tornato! In questa vicenda è stata la valvola di una ruota a danneggiarsi ma la previdenza ha aiutato i due toscani perché Francesco ne aveva una di ricambio.

Dopo il fascino e i rischi del rovente deserto, è stata l’acqua a rendere il viaggio ancora più estremo: in un campeggio vicino alle cascate di Ouzoud Francesco e Federico sono stati svegliati in piena notte da un allarme alluvione e, insieme a tutti gli altri ospiti del camping, sono scappati su un’altura perché rischiavano di restare sommersi da una potente massa d’acqua che ricopriva tutto ciò che incontrava. L’avventura, che volgeva al suo termine, non intendeva affievolirsi!

Ma non sono stati la potenza della natura imprevedibile, i paesaggi straordinari, le peripezie o il divertimento tra le dune che più hanno colpito Francesco e Federico. Quello che non dimenticheranno mai è stata l’accoglienza disarmante dei marocchini, che nella loro semplicità offrivano loro sempre ospitalità e cibo, con rispetto ed estrema cordialità.

I pastori che hanno preparato la colazione nel deserto, la guida sulle dune, la notte trascorsa in casa di una famiglia di pastori nel deserto, tutti insieme a dormire in una stanza: bambini, adulti, ospiti e anziani. Tutto quello che avevano i locali lo hanno condiviso con i nuovi amici, in nome dell’accoglienza più pura.

E così, dopo un mese di viaggio, i due toscani hanno lasciato il Marocco portando con sé la più grande delle ricchezze: l’amicizia, dono del popolo marocchino.

Breve epilogo: dopo il viaggio in Marocco Francesco non è tornato in Italia, ma ha passato altri quattro mesi straordinari sulle scogliere portoghesi. Questa, però, è un’altra storia!

© 4×4 Magazine – RIPRODUZIONE RISERVATA

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