Nel giorno dell’addio a Elisabetta II abbiamo pensato di commemorarla ricordando alcuni degli aspetti che legavano i regnanti inglesi al marchio Land Rover. Nel giorno dei suoi funerali, quando in pochi si pensava che anche il suo tempo, come quello del vecchio Defender, sarebbe giunto al termine
Testo di Marco Silvestri
Non sembrava proprio così lo scorso giugno quando Sua Maestà festeggiava il Giubileo di Platino, 70 anni di gloriosa autorità che parevano non finire mai. Anche in Italia la triste circostanza ha destato gli animi facendoci tornare alla mente le numerose occasioni in cui ha fatto parlare di sé. I nostri media infatti hanno partecipato alla commozione generale rammentandoci ora dopo ora la qualità della sua persona, delle sue gesta, anche le più semplici, gli aneddoti che l’hanno resa così familiare nel mondo.
Con i funerali di oggi si conclude un’epoca davvero lunga fatta anche di ritualità oltre che di “must” e molto di tutto questo glielo riconosciamo di cuore: lo stile, l’operosità, la comunicazione. Ne aggiungerei uno in particolare il desiderio di mobilità. L’ultimo tributo lo troviamo infatti a Londra dove da pochi mesi è stata inaugurata e aperta al pubblico la “Elizabeth Line”, una avveniristica tratta della Metro che ho avuto l’occasione di godermi proprio pochi giorni fa. Con i mezzi di trasporto gli inglesi confermano di saperci fare! È dal 1948 che in effetti i britannici ci hanno abituato a confrontarci con un modo unico di vivere il viaggio, rendendo ogni occasione speciale per importanza e versatilità.
Non a caso questa data ricorda proprio la presentazione al salone dell’automobile di Amsterdam del celeberrimo fuoristrada della casa automobilistica che allora si chiamava Rover e che è arrivato fino ai giorni nostri con l’indimenticabile nome Defender. La Regina ne aveva collezionati oltre 30 esemplari nei suoi reali garages e due di questi hanno preso parte al corteo del 5 giugno in occasione, come ricordavo, del Platinum Jubilee Pageant per i suoi 70 anni di servizio.
Il gruppo Jaguar-Land Rover ha sfilato per l’occasione con 26 auto, pezzi rari che hanno contribuito alla storia della mobilità mondiale. E pensare che Sua Maestà, nonostante avesse acquisito competenze di meccanica e si fosse prodigata come autista durante il secondo conflitto mondiale, di fatto non ha mai conseguito la patente di guida per via del suo status di Sovrana. Va chiarito che la libertà di guidare era limitata all’interno delle tenute reali e quindi non su strade pubbliche, però nemmeno fu obbligata nel tempo ad esami di idoneità o controllo.
Il tema che si aprirà a partire da domani verterà sulla successione avvenuta a favore di suo figlio, divenuto Re Carlo III e la prossima sua incoronazione. In tanti inizieranno a domandarsi della conferma o meno di tante scelte convenute nel tempo come, ad esempio, la vendita del marchio Mini alla tedesca BMW più di venti anni fa o la cessione alla indiana Tata Motors nel 2008 dell’intero gruppo Jaguar-Land Rover. Di certo verrà valutata da tutte le parti in causa la novità della Brexit che vedrà certamente caricare di significato e probabilmente di orgoglio british l’intero Commonwelt e le future nuove alleanze o scelte, come magari riacquistare gli storici marchi automobilistici.
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