Toyota Hilux “monster truck”, il più elaborato di sempre

Il premio per il pick up più elaborato d’Italia, quest’anno (ma con tutta probabilità anche per quelli a venire) va senza dubbio al Toyota Hilux del lucano Alessandro Buldo

Il proprietario, Alessandro Buldo, al fianco del suo mezzo

di Francesco Fatichenti

Questo giovanissimo fuoristradista di Rotonda (Potenza), paesino sul Monte Pollino, socio dello storico club locale I Falchi del Pollino, qualche mese fa ha deciso di stravolgere completamente il Toyota Hilux Extra Cab che il padre aveva acquistato nuovo nel 1990, e che ora è intestato a lui, per renderlo un piccolo monster truck.

Per prima cosa Alessandro ha accorciato il cassone di ben 50 cm, ovvero quasi tutto lo sbalzo posteriore, per ottenere un angolo di uscita straordinario. Quindi ha eliminato tutta la meccanica Toyota originale per trapiantare un mix di organi Nissan: il motore 2.7 turbodiesel del Terrano 2 (completo di tutto l’impianto elettronico di gestione dell’alimentazione) accoppiato al gruppo cambio-riduttore del Patrol GR Y60 (dotato del kit super ridotte 50% di Traction 4×4).

Il motore è rimasto sostanzialmente invariato, qualche cavallo in più è stato ottenuto inserendo nella centralina elettronica una eprom con una mappa base. “Onestamente la macchina va già bene così” dice Alessandro, “però in futuro intendo commissionare alla Saito, con cui ho già preso contatti, una nuova turbina fatta su misura”.

Anche gli alberi di trasmissione e i due ponti rigidi sono del GR Y60. Entrambi gli assali sono provvisti di differenziali bloccabili elettricamente forniti da Traction 4×4 e sono guidati da puntoni (lo schema sospensivo è 3 link anteriore e 4 link posteriore) fatti costruire artigianalmente con uniball della Tekno Auto 4×4.



Il preparatore frusinate ha anche costruito su misura i lunghi ammortizzatori coilover, le cui torrette, molto più alte delle originali, anteriormente sono state portate all’altezza del cofano mentre posteriormente fuoriescono dal pianale del cassone, in modo da mantenere il baricentro del veicolo più basso possibile. Completano l’assetto i bump stop di Traction 4×4.

Di seguito alcune foto della fase di elaborazione

La scatola dello sterzo è del Patrol GR Y61, mentre l’ammortizzatore di sterzo maggiorato è di Traction 4×4. Passando alle ruote, le imponenti gomme Journey 37×12.50 R 16 sono state montate su cerchi scampanati fatti costruire su misura dalla GL Custom e semi-coperte con parafanghini morbidi di gomma larghi 10 cm.

Quanto alla carrozzeria, oltre che accorciato il cassone è stato anche rinforzato ed ospita il nuovo serbatoio nautico da 55 litri, protetto da una lamiera metallica spessa 5 mm. Il cassone è anche predisposto per alloggiare, in futuro, un verricello.

La carrozzeria è stata interamente verniciata con vernice antigraffio Raptor color pino. I fari anteriori sono stati sostituiti con dei più efficienti fari a LED, con indicatori di direzione incorporati. I paraurti sono ancora in lavorazione e l’anteriore, immancabilmente, alloggerà un verricello Warn.

Sopra il cassone è stata montata una struttura metallica con fori a nido d’ape, ma alquanto resistente, su cui sono fissati incassati due faretti a LED rivolti verso il posteriore e un terzo stop. Altri due faretti a LED si trovano sul tetto, protetti da una struttura con griglia a nido d’ape che richiama quella posta sul cassone.

Alcune foto dell’Hilux dopo la recente fase di verniciatura

L’abitacolo è stato svuotato di tutta la moquette e i fondi sono stati riparati dove c’era ruggine (ad sempio nella zona del serbatoio originale) e rivestiti di catramina impermeabilizzante. I pannelli interni delle portiere sono stati fatti rivestire in pelle (e semplificati) da un tappezziere, e sono stati montati gli alzacristalli elettrici. I comodi sedili originali sono stati mantenuti e fatti rivestire.

Anche il cruscotto è stato smontato e fatto rivestire con delle accortezze per manometri e qualche maniglia in più per aggrapparsi.

Posteriormente è stata mantenuta metà panca (perché tra i due sedile c’è il bracciolo), e accanto ad essa, in posizione riparata, sono state collocate la batteria, la centralina del motore e la presa della diagnosi. L’abitacolo è illuminato da due plafoniere con lampade a LED che fanno un bel po’ di luce.

Che dire, un mezzo di sicuro impatto che ci ha colpito molto, così come la passione che Alessandro applica nel renderlo sempre più unico. Un lavoro ancora in work in progress, nonostante siano già quasi due anni che lo porta sotto i ferri!

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