Jeep Wrangler YJ 4.0, una nuova identità

Grazie alla lunga esperienza e all’abilità del preparatore parmense anche la più “sfigata” delle Wrangler si è trasformata in un vero mostro che incute timore. Le sospensioni sono il suo punto di forza, ma la vettura nel complesso vanta ora straordinarie capacità su qualunque percorso.

IL PREPARATORE

ACERNI CUSTOM ENGINEERING

Via Giovanni XXIII, 3

43040 Varano de’ Melegari (PR)

Tel. 0525-53231

Fax: 0525-550519

Web: www.acerni.it

Mail: info@acerni.it

Il proprietario Max Meoni, imprenditore di Roma residente a Formello, e fortunato possessore di questa YJ. Grande appassionato di Jeep, è anche proprietario di Black Jaws e The King.

Testo e foto di Lorenzo Gentile

Sono in pochi a scommettere sulla Wrangler YJ, una 4×4 che già esteticamente lascia qualche dubbio, con i suoi fanali squadrati che non rendono armoniosa la linea della Jeep e quelle balestre che su ogni buca ti fanno vedere i sorci verdi.

Ma se a metterci sopra le mani è un’officina seria allora anche un brutto anatroccolo può trasformarsi in un meraviglioso cigno. Su commissione di un appassionato cliente la Acerni Custom Engineering iniziò questo progetto svariati anni fa con l’intento di realizzare una vettura unica, che non si fosse mai vista prima in Italia.

Oltre all’aspetto tecnico, curato come sempre in ogni punto per garantire performance e robustezza, la parte estetica ha giocato un ruolo fondamentale per tentare di nascondere la vera identità dell’auto. Con qualche piccola astuzia, trasformare la YJ in una TJ è stato un gioco da ragazzi e la modifica ha reso questa Jeep non solo più slanciata nelle forme, ma anche davvero bella da vedere.



Il grosso del lavoro di preparazione, naturalmente, si è concentrato su altri reparti e, come spesso avviene su una Jeep che si rispetti, ad essere interessate maggiormente sono state le sospensioni. Tra un’infinità di prodotti disponibili si è scelto il top che offre il mercato, ossia componenti King: coilover da 14 pollici accoppiati a bypass per un ulteriore controllo delle oscillazioni sia ad alta che a bassa velocità.

La taratura medio-morbida è strategicamente impostata per il tipo di fuoristrada affrontato da questa vettura, fatto perlopiù di percorsi trialistici lenti, ricchi di ostacoli di grandi dimensioni e profondi canali.

Il generoso rialzo ottenuto ha permesso l’installazione di pneumatici Maxxis da 37 pollici, ma la considerevole luce ottenuta grazie ai nuovi passaruota permetterebbe di spingersi anche oltre. Il comfort di marcia in off road è superlativo e a contribuire in maniera sensibile è il pistone di sterzo idraulico della PSC che smorza qualunque vibrazione (anche alle alte velocità su asfalto) e minimizza le correzioni necessarie allo sterzo.

Lo schema scelto prevede otto puntoni regolabili in ergal che muovono due ponti provenienti da un Nissan Patrol GR Y60. La geometria è veramente azzeccata e difatti l’escursione raggiunta (che supera il metro) consente all’auto di rimanere sempre con le ruote ben piantate per terra.

Il passo è stato allungato a 106 pollici grazie all’accurato riposizionamento di tutti i puntoni, realizzati appositamente dall’officina Acerni. La trasmissione, in primis grazie ai nuovi assali, risulta veramente granitica e a prova di potenze ben maggiori.

Ciò è sicuramente una rassicurazione per l’attuale proprietario che è intenzionato a breve a sostituire il propulsore originale con un potente V8. Il 6 cilindri di 4 litri High Output, nonostante i suoi 200 cavalli, è infatti un po’ sottotono per la tipologia di vettura, specialmente se impiegato in gare di trial (la vettura si cimenterà nel campionato Knockout 2019).

La coppia motrice viene erogata senza incertezze ma piuttosto in alto, intorno ai 3.500 giri, rendendo necessario l’utilizzo con insistenza dell’acceleratore per superare gli ostacoli più grandi. A compensare questo difetto provvede l’elevata motricità garantita dal sistema sospensivo utilizzato e la presenza dei differenziali bloccabili ARB.

Nel complesso ci troviamo di fronte ad una Jeep “svecchiata” e “incattivita” sia nell’aspetto che nella meccanica. L’aver abbandonato le balestre in favore di un pregevole kit con bypass le ha fatto fare un salto nell’iperspazio in termini di guidabilità e mobilità sui percorsi off road.

DETTAGLI TECNICI

Il 6 cilindri HO di 4 litri è ancora il propulsore originale della vettura, rivisto solo in alcuni punti chiave dal preparatore emiliano per garantire più spunto e maggiore coppia. L’unità è sovrastata da una robusta barra duomi.
L’aspirazione è stata aggiornata con un nuovo filtro sportivo inglobato in una cassa filtro in carbonio realizzata appositamente. Lo scarico, invece, è stato accorciato a metà vettura e reso più libero eliminando i silenziatori, riducendo pure il peso.
Il raffreddamento del 4.0 è stato migliorato con l’adozione di un nuovo radiatore maggiorato di costruzione artigianale.
Un nuovo alternatore maggiorato (110 A) ricarica la batteria Optima YellowTop.
L’assetto installato, il principale punto di forza della vettura, prevede un kit coilover da 14 pollici della King Shocks con corpo da 63,5 mm e pistone da 22 mm di diametro. I quattro bypass 2.0 accoppiati, con tre regolazioni e serbatoio separato, permettono un superiore smorzamento delle vibrazioni a tutte le andature. Vista la lunghezza di questi elementi, per il loro montaggio è stato necessario costruire degli appositi archi di attacco di sezione tubolare.
Per evitare di strappare gli ammortizzatori in escursione sono state montate 4 cinghie di fine corsa, mentre i Rock Stomper della GenRight ammortizzano anche gli urti più violenti rendendo più confortevole la marcia.
Gli assali sono guidati da 8 puntoni long arm in ergal regolabili, opportunamente fissati su attacchi costruiti ad arte.
Nella parte inferiore della vettura, a protezione della trasmissione, è presente una nuova piastra in acciaio da 4 mm che copre interamente la pancia della vettura.
La trasmissione della Jeep si affida ad un cambio AX15 e ad un riduttore Dana 300 prelevato da una CJ7. Quest’ultimo ha la modifica Twin Stick, che offre al guidatore la possibilità di scegliere tra la trazione solo anteriore o solo posteriore. Gli alberi di trasmissione sono dei Tom Wood’s a doppia crociera. I ponti, come detto, sono del Nissan Patrol GR Y60, rinforzati al loro interno con differenziali ARB bloccabili al 100% e semiassi RCV in acciaio M300.
L’impianto sterzante è stato aggiornato con il kit Full Hydro della PSC che prevede il radiatore di raffreddamento, il serbatoio dell’olio, la pompa e il pistone da 2,5 pollici di diametro. Quest’ultimo, saldamente fissato sul ponte anteriore, è anche stato protetto con una struttura tubolare per evitare danneggiamenti.
Il “camuffamento” della parte frontale ha richiesto la mascherina della Jeep TJ e appositi fari tondi per cancellare in un batter d’occhio dieci anni d’età. Il cofano è della YJ però tagliato alle estremità laterali per lasciare spazio ai nuovi passaruota.
La vettura è dotata di due verricelli. L’anteriore, montato su un paraurti con piastra di supporto realizzato da Acerni, è un Warn 8274 con motore Bow2 e solenoidi Albright. Il posteriore è un Come Up da 9000 libbre ed è fissato sotto il pianale della vettura tramite una piastra agganciata ai longheroni del telaio.
Le gomme adottate sono le Maxxis Competition Sticky 37×12.50 R 16 montate su cerchi in lega della TrailReady 8×16 con ET -12, provvisti di flangia beadlock.
Il roll cage abbraccia tutta la vettura ed è costruito con tubazioni in acciaio piegate e saldate tra loro. La gabbia si raccorda alle pedane laterali e ai quattro passaruota che offrono molto spazio per la movimentazione delle ruote. La scelta della capottina è ricaduta sul modello Halftop Soft Top della Bestop.
Il freno di stazionamento originale è stato sostituito con un nuovo elemento idraulico e una tubazione in treccia aereonautica per una migliore dissipazione del calore.
Gli interni non hanno ancora visto modifiche di rilievo. Di diverso rispetto all’abitacolo originale vi sono i nuovi sedili della Mastercraft in pelle, completi di cinture a 4 punti Sabelt, e le due leve Twin Stick del riduttore.

Per la realizzazione del servizio ci teniamo a ringraziare l’officina di Emiliano Venturi.

© 4×4 Magazine – RIPRODUZIONE RISERVATA

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