Il più compatto fuoristrada al mondo, con venticinque anni di storia, che raccoglie un’eredità di cinquant’anni, è rimasto sostanzialmente immutato nelle sue caratteristiche da off road puro.
Testo e foto Francesco Fatichenti – Tester Giancarlo Tiberi
Ormai si contano sulle dita di una mano le icone del fuoristrada – ovvero le 4×4 “pure” che hanno fatto la storia di questo settore – che oggi sono rimaste in commercio. La Jimny resta, di dititto, è una di queste, essendo la diretta discendente della prima 4×4 prodotta da Suzuki, la LJ10, presentata nel 1970 (vedi qui).
In cinquant’anni, naturalmente, molte cose sono cambiate, ma sono rimaste immutate le caratteristiche fondamentali che hanno fatto apprezzare le “suzukine” in tutto il mondo, e cioè le dimensioni da city car, le ottime capacità fuoristradistiche, la semplicità dell’impostazione di meccanica e telaio.
La Casa di Hamamatsu va molto orgogliosa della propria tradizione. Dal 1997, anno di presentazione al Salone di Tokyo (che arrivò in Europa nel 1998), la Jimny ha rispettato tutti gli aggiornamenti normativi, compreso quello sulla protezione dei pedoni, che rappresenta sempre uno scoglio per i SUV e i fuoristrada, specialmente quelli più tradizionali.
E in questi venticinque anni la filiale italiana di Suzuki ha proposto svariate edizioni limitate della Jimny. Una di queste, che abbiamo avuto la fortuna di testare qualche anno fa, si chiama Shinsei, prodotta in soli 100 esemplari numerati e venduta al prezzo di 23.000 euro.
In giapponese “shinsei” significa “sacro, divino” e indica qualcosa d’intoccabile e prezioso, proprio come i valori tradizionali della casa giapponese, che con questa Jimny hanno voluto celebrare con suoi molti particolari esclusivi. Il look richiama l’estetica delle prime LJ, in particolare quella del più datato esemplare presente in Italia, una LJ20 gialla.
La carrozzeria della Shinsei è stata verniciata in Italia nella speciale tinta Dark Yellow ‘70 (allo scopo, ogni scocca viene completamente smontata, denudata e riverniciata), con dettagli bianchi a contrasto, e viene dotata anche di un ampio tetto apribile elettrico in tela per ricreare la sensazione della carrozzeria completamente aperta, con tetto di tela, delle prime LJ.
Di base la Shinsei è dotata di cambio manuale, ma effettuando un ordine speciale si può avere anche con il cambio automatico. Questa versione della Jimny, che piacerà molto a chi non vuole passare inosservato, ha un futuro collezionistico ma l’“operazione nostalgia” non ha sminuito neanche un po’ le qualità dinamiche sia su strada che in fuoristrada della piccola nipponica.
Al volante
Le dimensioni ultra compatte, la carrozzeria alta e stretta e le sospensioni a due ponti rigidi, da fuoristrada tradizionale, possono suscitare, in chi si mette alla guida della Jimny per la prima volta, un po’ di diffidenza: cosa ci si potrà mai aspettare da questa pur simpatica “scatoletta”? Niente di più sbagliato.
Mano a mano che ci si prende confidenza (e si fa presto), si scopre che questa giapponesina ha tanta stoffa da vendere. Il particolare “carattere” del motore la rende un’auto dai due volti: può essere una pacata city car, agile e parsimoniosa nei consumi, ma si può anche trasformare in un “piccolo diavolo” fuori dall’asfalto, dove impressiona sia nel tecnico che nel veloce. I trasferimenti in superstrada e autostrada sono le situazioni dove la Jimny si trova meno a suo agio, ma questo sì che bisogna aspettarselo, dato che non è stata progettata per questo.
Dicevamo del motore: la coppia massima sviluppata, poco più di 11 chilogrammetri a 4.100 giri, non è certo poderosa, ma se la rapportiamo alla leggerezza del corpo vettura (1.135 kg compreso il guidatore) diventa buona, e già dai bassi regimi grazie alla rapportatura del cambio, corta quanto basta.
Lo spunto da fermo e l’accelerazione 0-100 km/h, infatti, sono apprezzabili e se ci si mantiene intorno ai 2.000 giri i consumi sono contenuti. Va detto pure che il motore non vibra e, fino ai regimi medi, è molto silenzioso.
Ma il 1.3 è capace di sfoderare anche una certa grinta (non a caso era montato anche sulla frizzante “sorellina” Swift): intorno ai 3.500 giri la spinta si fa forte, mentre dai 4.000 ai 6.500 (soglia del fuorigiri) viene fuori una vera “cattiveria” da sportiva (accompagnata da un’inevitabile aumento della “sete” di benzina). A 90 km/h il motore procede a 2.950 giri, a 130 a 4.300.
Quanto alla guidabilità, la Jimny è promossa a pieni voti perché su strada è facile, piacevole e sicura da condurre. Lo sterzo è rapido e sempre omogeneo e contribuisce a rendere precisi gli inserimenti in curva.
La tenuta di strada è buona, anche con sole due ruote motrici e il comportamento in curva è leggermente sottosterzante. E non c’è da temere neppure nelle curve bagnate: se si esagera con l’acceleratore, al primissimo accenno di perdita di aderenza l’ESP interviene con prontezza “tagliando” l’alimentazione e scongiurando così il rischio che la vettura si giri.
L’assetto risulta un po’ rigido a causa della taratura dura delle molle, mentre gli ammortizzatori sono abbastanza morbidi. Ne deriva che, ad andature basse e medie, le irregolarità più accentuate del fondo vengono filtrate poco e si ripercuotono nell’abitacolo, d’altra parte ciò assicura una stabilità elevata del corpo vettura in ogni situazione ed inoltre, alle velocità elevate, l’assorbimento da parte delle sospensioni diventa ottimale.
Nel complesso, comunque, il comfort è buono grazie alla silenziosità del motore e alla buona insonorizzazione generale, che contiene molto il rotolamento dei pneumatici e i fruscìi aerodinamici (questi ultimi si fanno evidenti solo intorno ai 120 km/h).
La maneggevolezza è proverbiale: grazie alle dimensioni e il raggio di sterzo contenuti la Jimny vanta l’agilità e la facilità di parcheggio di una Smart. In tal senso aiuta anche l’ottima visibilità, garantita dalla forma squadrata e dalle ampie vetrature.
Passiamo al fuoristrada
Sullo sterrato veloce il comportamento è condizionato dall’intervento del controllo di stabilità che quando si attiva “taglia” il gas per ridurre la velocità. Con le marce lunghe l’ESC può essere disattivato con l’apposito tasto, ma si riattiva automaticamente una volta superati i 30 km/h; ciò comporta che in certe situazioni con scarsa aderenza, specialmente in salita, il sistema effettua dei tagli di potenza indesiderati e decisamente controproducenti perché fanno scendere troppo il regime del motore il quale, data la coppia non elevatissima, poi fatica parecchio a riprendere i giri. Per risolvere il problema sarebbe sufficiente innalzare la soglia di intervento dell’ESC.
Nessun problema, invece, se si procede con le marce ridotte, perché l’ESC si disattiva completamente inserendo la gamma di rapporti bassa. Rapporti che sono abbastanza lunghi (in quinta ridotta si raggiungono i 100 km/h) da rendere la Jimny una vera rallysta: con il motore libero di esprimere tutta la sua grinta, al limite del fuorigiri, specialmente nel misto stretto la giapponesina può impensierire qualsiasi altro fuoristrada, anche preparato, potendo contare su un assetto che “regge” molto bene anche le alte velocità su sconnesso.
Non è un caso, del resto, che negli anni passati le Jimny venissero impiegate con successo nelle competizioni cross country e in quelle di regolarità come il Challenge della FIF.
Nel fuoristrada trialistico la Jimny se la cava altrettanto bene, potendo fare affidamento sulle marce ridotte, la buona escursione delle sospensioni, gli angoli caratteristici favorevoli (anche se il paraurti sporge fin troppo risultando un po’ a rischio) ed il peso molto contenuto.
La trazione risulta molto buona grazie alla presenza del controllo elettronico, che compensa quasi del tutto l’assenza dei bloccaggi dei differenziali.
Peccato che non sia rapidissimo nell’attivarsi, il che costringe a insistere di più su certi ostacoli, ma perlomeno non dà bruschi “strappi” che potrebbero danneggiare gli organi di trasmissione. Un’ultima nota per i freni, che nonostante gli obsoleti tamburi posteriori si dimostrano efficienti e abbastanza resistenti anche allo stress prolungato, e assicurano spazi di arresto adeguati. Anche sui fondi a scarsa aderenza, grazie alla giusta sensibilità dell’ABS.
Scheda tecnica (Dati forniti dal costruttore)
CORPO VETTURA Carrozzeria station wagon, 3 porte, 4 posti, telaio a longheroni e traverse.
MOTORE Anteriore longitudinale, benzina, 4 cilindri in linea; alesaggio 78 mm, corsa 69,5 mm; 1.328 cc; rapporto di compressione 9,5:1; potenza max 85 CV (62,5 kW) a 6.000 giri/min; coppia max 110 Nm (11,21 kgm) a 4.100 giri/min.; due alberi a camme in testa (catena), 4 valvole per cilindro, fasatura variabile; iniezione elettronica multipoint; catalizzatore. Emissioni CO2 162 g/km (Euro 6).
TRASMISSIONE Cambio manuale a 5 rapporti + retro (rapporti: 1°: 4,425; 2°: 2,304; 3°: 1,674; 4°: 1,190; 5°: 1,000; rm: 5,151); ripartitore-riduttore a 2 velocità (rapporti: 1,000; 2,002); rapporto finale: 4,300. Trazione
post., ant. inseribile (anche in movimento, entro 100 km/h); differenziali ant. e post. standard; controllo elettronico della trazione.
SOSPENSIONI Ant. e post. a ponte rigido con 2 puntoni e barra Panhard; molle elicoidali; ammortizzatori idraulici telescopici; barra stabilizzatrice ant.
RUOTE Cerchi in acciaio 5,5×15”; pneumatici 205/70 R 15.
FRENI Ant. a dischi autoventilanti, post. a tamburo; servofreno idraulico; ABS, EBD, controllo elettronico di stabilità ESC.
STERZO A circolazione di sfere con servoassistenza idraulica; diametro di sterzata 9,8 m.
DIMENSIONI E PESO Lunghezza 3,675 m; larghezza (senza specchi) 1,600 m; altezza 1,705 m; passo 2,250 m; carreggiate: ant. 1,355, post. 1,365 m; peso a vuoto in o.d.m. 1.135 kg; peso massimo rimorchiabile (frenato) 1.300 kg; altezza min. da terra 19 cm; angolo di attacco 34°; angolo di dosso 31°; angolo di uscita 46°; pendenza max superabile n.d.; profondità guado massima n.d.; capacità serbatoio 40 litri; capacità bagagliaio 113-324 litri.
PRESTAZIONI Velocità massima 140 km/h; accelerazione 0-100 km/h n.d.; consumo medio 14,1 km/litro.
I NOSTRI RILEVAMENTI
Velocità max (km/h)- – – – – – – – – – – – – 145,2
Velocità max in V ridotta (km/h) – – – – – 100
Accelerazione 0-100 km/h (s)- – – – – – 12,30
Ripresa 70-120 km/h in V (s)- – – – – – – 22,30
Consumo medio (km/litro)- – – – – – – – – 11,2
DETTAGLI TECNICI
L’albero di trasmissione posteriore presenta un giunto omocinetico in uscita dal ripartitore. Tutti gli altri giunti degli alberi sono a crociera.
L’impianto frenante è misto: dischi ventilati davanti e tamburi dietro, con ABS e ripartitore elettronico della frenata EBD.
La strumentazione è completa e molto chiara. Tra l’altro include l’indicatore del cambio di marcia, che però non brilla per precisione.
Nella console centrale, sotto i comandi dell’aerazione, sono collocati i 3 tasti per selezionare le opzioni di
trazione: da sinistra, due ruote motrici (le posteriori), quattro ruote motrici e riduttore delle marce. A sinistra del volante, invece, tra i comandi si trova il tasto che disattiva (ma solo fino a 30 km/h) il controllo elettronico di stabilità.
La targhetta dove è indicato il numero dell’esemplare di questa serie limitata è fissata sul tunnel tra i sedili
anteriori.
© 4×4 Magazine – RIPRODUZIONE RISERVATA