Erano i tempi in cui Sergio Marchionne, da neo dirigente Fiat, approntava le prime misure strategiche di mercato per far valere la sua presenza in Italia
di Marco Silvestri
Erano tempi duri per Fiat, il blasone che stentava ad affermarsi globalmente, e la Famiglia Agnelli che non aveva ancora lasciato il Gruppo alle sorti del mercato. Con queste premesse esordiva un concept curioso ma anche vistoso, non proprio alla portata di tutti e che mise in moto la fantasia degli italiani per valutarne l’opportunità di acquisto: si chiamava FIAT Oltre.
Sarà un fenomeno commerciale? Pensavano gli addetti all’economia. Sarà una vita particolarmente dinamica, la nostra? Andrà a rafforzare il parco mezzi delle forze armate? Considerando l’aspetto militaresco del mezzo.
La storia ci racconta che questo gran costrutto sia rimasto solo un prototipo ma che aveva buone ragioni per vedere la luce. Esso rappresentava, molto probabilmente, l’omaggio più iconico ad una collaborazione nell’industria bellica fra due paesi di massima caratura: la nostra Italia e il Regno Unito.
Il concept Oltre, infatti, risultava essere una versione civile e stradale del famoso LMV (Light Multirole Vehicle) della IVECO, con cui condivideva la parte basica del progetto. All’esemplare presentato al Motor Show di Bologna non mancavano certamente elementi della dotazione speciale come sedili sportivi Sabelt ed entertainment multimediale Alpine. Ma la forza di questo mezzo non poteva che essere la dinamica di guida su fondi estremi, perché dotata di una trazione integrale permanente super efficiente unita a delle sospensioni elicoidali ad hoc che, capaci di regolarsi in altezza, forniscono angoli di attacco da guinness della categoria.
Per fare tutto ciò, la potenza di 185 cv risulta adeguata alla ingente stazza e al suo multiplo carico previsto, tuttavia l’IVECO F1C di 3 litri sviluppava 456 Nm a 1800 giri/m che facevano senz’altro muovere questo enorme fuoristrada ma non oltre i 130 km/h. La struttura era costituita da tubolari, più i pannelli del corpo vettura in materiale tecnico, vetratura specchiata con filtri speciali.
Il colore era un perlato particolare che umanizza il mezzo e lo rende prezioso. Preziosi erano anche gli avveniristici cerchi in lega quasi “pieni” dalle generosissime dimensioni.
Non è possibile accostare questo mezzo all’esperienza di successo di Hummer, specialmente il modello più popolare H2, per il semplice motivo che questo fu effettivamente commercializzato e aveva finiture da veicolo “ordinario”, certamente non aveva la botola sul tetto per la vedetta come invece Oltre ha mantenuto un po’ per vanto, un po’ per scena.
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