Venti anni e poco più e la mente ci dice che in tutto questo tempo non si è persa la memoria di certi fenomeni da strada, mezzi che ci hanno colpito in gioventù e che fa piacere ricordare forse con lo stesso stupore di una volta. Volvo XC90 PUV, un “animale” educato alla civiltà
di Marco Silvestri
foto www.netcarshow.com
“Animale” dicevo, ma con il massimo rispetto, dato che non ho nulla di che recriminare contro le alci, simbolo di questo mezzo quasi da competizione, che sfoggia il suo emblema giallo proprio sulla scocca anteriore, sul parafango, come tutte le potenze di razza, quelle più familiari, in particolare le amate Ferrari.
Volvo non era nuova a collaborazioni tecniche su scocche e motori con altri player della categoria (voglio ricordare il propulsore 3 litri 6V PRV di Peugeot, Renault con Volvo che fu commercializzato su ampia scala) ma eccezionalmente si parla in questo caso di farsi servire a livello motoristico addirittura da una multinazionale famosa soprattutto nel motociclismo come la Yamaha.
La casa giapponese, infatti, ha fornito motorizzazioni alla casa Svedese per alcuni suoi modelli per arrivare ad una potenza su strada attorno ai 300 cv, le cosiddette versioni R. Con questa base tecnologica la casa ingegneristica californiana Aria lancia per Volvo America nel 2004 al SEMA di Las Vegas il prototipo in questione denominato PUV, acronimo di Power Unit Vehicle buono per soddisfare la curiosità e stimolare l’emotività dei più affezionati automobilisti.
Con questo 4.4 litri V8 da 650 cavalli disegnato dalla Yamaha (contro i 315 CV del V8 Yamaha di serie), compatto e raffinato, dove la potenza viene convogliata attraverso una versione modificata del sistema di trazione integrale a controllo elettronico, il venerato Haldex, e si è dovuto provvedere anche al migliore bilanciamento del sistema di trazione, che in questo caso scarica sulle ruote in maniera più diretta il “precarico di potenza”.
Oltre a dimostrare una notevole grinta, questo super SUV, dove spiccano i cerchi oversize da 20 pollici e i 4 cm in meno sull’assetto rispetto alla XC90 di serie, non manca di accorgimenti per massimizzare la frenata e per tenere a bada la sua grande potenza.
Di piacevole impatto risultano tutti i profili e le appendici aerodinamiche; è esemplare la vistosa apertura, senza griglia di protezione, avanti all’intercooler: una vera e propria bocca per raffreddare a dovere il super performante motore. Al posteriore si notano i quattro sfoghi dell’impianto di scarico, tutti cromati e molto appariscenti.
“Era un’idea così divertente che non potevamo non realizzarla. Potrebbe essere la Volvo definitiva. Ha tutta la sicurezza per cui Volvo è famosa nel mondo, con l’aspetto e le prestazioni di un’auto esotica”, diceva all’epoca Vic Doolan, il numero uno della Volvo americana. Anche se, sfortunatamente, rimane un prototipo, un’operazione di marketing destinata a stimolare l’interesse verso il marchio.
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