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Iveco Campagnola, il fuoristrada Made in Italy che non ti aspetti

18 Gennaio 2025
4x4 storiche



Campagnola, a partire dal suo lancio, nel settembre 2008, fa parte sempre del gruppo Fiat, ma campeggia come brand di IVECO che ne ha sviluppato le caratteristiche tecniche e l’ha portata su strada   



di Marco Silvestri – foto da www.netcarshow.com/




Mi piace tirare fuori dalla memoria collettiva un simbolo della nostra Italia che rappresentava l’impegno e il lavoro, ma anche il tempo libero: Campagnola è il nome che fu scelto da Dante Giacosa per un fuoristrada nostrano, a quattro ruote motrici, prodotto in circa 40.000 unità fino al termine del suo naturale corso, nel 1987. 



Nel 2008 la novità del Bologna Motor Show fu l’edizione 20° anniversario, la “Opening Edition” di 499 esemplari per un nuovo modello a 2 porte e portellone, del fuoristrada meno noto in assoluto dei nostri tempi, l’IVECO Massif, da cui deriva questa versione a noi più familiare, e con cui conciliamo parte dei nostri ricordi di un ventennio addietro. 



Non posso non ricordare le parole di Luca de Meo, allora alla direzione del marketing di Fiat Group: “Abbiamo scelto questo marchio perché quelli di Iveco sono i migliori a fare le cose ‘dure e pure’. La Campagnola è la miglior fuoristrada ‘vera’ disponibile sul mercato”.



A vederla, ha tutte le caratteristiche di un fuoristrada completo, sottoposto all’origine a ogni prova tecnica e di resistenza per acquisire tutte le certificazioni militari, per tanto non è possibile identificarlo come un SUV, ma come un 4×4 tradizionale con tanto di “spina” della trazione a vista. 

Lo stile esterno è stato fornito dalle matite migliori, a partire da quelle interne, Centro Stile Fiat, e quelle più note e professionali di Giugiaro, mio designer preferito e curatore di grandi marchi da sempre. Il body di Campagnola poggia su traverse e longheroni e prevede quattro balestre più due ammortizzatori a gas al retrotreno, come sospensioni delle quattro ruote motrici con soluzione “non permanente” perché venne applicato un sistema denominato FWH (Free Wheel Hub) che, al fine di ridurre il consumo generale (anche del 10%), sganciava dalla trazione le ruote anteriori. 

Il reparto freni è altrettanto perfezionato perché sono quattro i dischi autoventilati con la coppia anteriore da ben 295 mm di diametro e ABS di serie. Il cambio, ZF a 6 marce, più che pratico, muove il mezzo anche con 6 ridotte sui terreni più impervi; accoppiato al grintoso 4 cilindri, 16 valvole, Diesel 3.0 HTP da 176Cv a 3.200 giri/m e 400 Nm già disponibili a 1.250 giri/minuto, gode della distribuzione Common Rail e della turbina a geometria variabile (VGT); questo propulsore veniva assemblato in Italia dalla Sofim mentre il progetto intero veniva assemblato fino al 2011 dall’azienda iberica Santana Motor, quando essa fallì miseramente nonostante i 4.500 pezzi all’anno prodotti.



All’esterno e all’interno le finiture abbondano nonostante la spartaneria del progetto. Gli italiani ci credettero di più rispetto ai cugini spagnoli con la loro  Santana PS10 Anibal, che impiegarono plastiche e elementi di protezione in abbondanza. 

Inoltre, spiccano le doppie coppie di fanali anteriori a magnificare l’illuminazione frontale. Le sue dimensioni e ingombri sono: la lunghezza di 4228 mm, 1750 mm di larghezza, 2050 mm di altezza per una massa di 2035 Kg. 

Ancora più evidente è l’impegno applicato all’interno della carrozzeria, dove sulla plancia si notano l’appartenenza Iveco grazie al disegno, anche se in materiale grezzo, ma sostanzialmente ben assemblato che non produce gli odiati fastidiosi scricchiolii, e i numerosi interruttori di sua derivazione con retroilluminazione per lo più rossa. Non mancano di serie, gli alzacristalli elettrici, così come l’autoradio CD MP3 (il navigatore con grande display, come optional), l’impianto di climatizzazione manuale, la chiusura centralizzata con immobilizer, la selleria e il volante in pelle, il servosterzo, il tetto in tinta con la carrozzeria, i predellini laterali per salire a bordo e il tergilunotto.




Ultime note sono il suo prezzo, che allora partiva da €29.800, ottimo per gli appassionati di off-road, ma il vero rammarico è per le stringenti normative anti inquinamento di oggi, perché la Campagnola è di fatto una Euro 4, che non la rendono oggi uno “strong-buy” sul mercato dell’usato. 




© 4×4 Magazine – RIPRODUZIONE RISERVATA



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